La guida di Silvia e Francesco

Silvia
La guida di Silvia e Francesco

COSA VEDERE

Il borgo, di pianta ellittica, è formato da strade su cui si affacciano case di costruzione sia romanica che rinascimentale. L’edificio di culto principale del paese è il Duomo, costruito per opera di Pietro da Cortona e da Carlo Rainaildi. Mentre il campanile è risalente al XVIII secolo, l’interno è decorato per opera di Giulio Romano: la Madonna col Bambino, situata sull’altare maggiore, mentre il trittico, situato sull’altare destro del transetto è di origine del XV secolo. Altro edificio di culto da visitare è la chiesa di Santa Maria della Pace. Costruita per opera del Vignale nel XVI secolo il cui interno è decorato da tele di Sebastiano Conca e del Cavalier d’Arpino.
Medieval Village
16 Via dell' Olmo
Il borgo, di pianta ellittica, è formato da strade su cui si affacciano case di costruzione sia romanica che rinascimentale. L’edificio di culto principale del paese è il Duomo, costruito per opera di Pietro da Cortona e da Carlo Rainaildi. Mentre il campanile è risalente al XVIII secolo, l’interno è decorato per opera di Giulio Romano: la Madonna col Bambino, situata sull’altare maggiore, mentre il trittico, situato sull’altare destro del transetto è di origine del XV secolo. Altro edificio di culto da visitare è la chiesa di Santa Maria della Pace. Costruita per opera del Vignale nel XVI secolo il cui interno è decorato da tele di Sebastiano Conca e del Cavalier d’Arpino.
n origine un solo accesso naturale portava al centro abitato di Ronciglione. Era il punto più debole del sistema difensivo e per questo, vi fu eretta a protezione la mole della rocca. Originariamente fu di proprietà dei Prefetti di Vico. Successivamente fu dei Conti degli Anguillara (feudatari di R.) e dei Della Rovere, il cui stemma marmoreo (chiavi decussate e pianta della rovere) campeggia sull'alto delle pareti esterne. Dal 1526 al 1649 fu appannaggio di Casa Farnese che fece della città la capitale di un suo stato incluso poi nel Ducato di Castro e Ronciglione. Il castello risalente all'Alto Medioevo subì alcune sostanziali ristrutturazioni, l'ultima delle quali per mano dell'architetto fiorentino Giovanni Dolci.Su commissione di papa Sisto IV Della Rovere, l'architetto aggiunse tra il 1475 e il 1480 il mastio di forma circolare e le quattro torri d'angolo da cui è derivato certamente l'appellativo popolare " i Torrioni ". I mutamenti più importanti a livello strutturale avvennero dopo la cacciata degli Anguillara. Vi soggiornarono eminenti personalità tra le quali è doveroso ricordare papa Paolo III Farnese (i frontoni dei camini infatti, portano incisi il suo nome), i Duchi Pierluigi e Ottavio Farnese, i cardinali Alessandro e Odoardo Farnese. Ritornato proprietà della Santa Sede dopo l'infelice guerra di Castro del 1649, il castello fu ceduto nel 1756 in enfiteusi al genovese Girolamo Marè per uno scudo l'anno. Il nuovo proprietario si impegnò ad assicurare ed a migliorare lo stato di conservazione del maniero. Ebbe inizio invece il degrado dell'insigne monumento. Il Marè lo smantellò delle strutture di marmo di cui era riccamente dotato (sembra che una balconata vi corresse all'interno) e lo ridusse ad una " fabbrica di pastume".
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Ronciglione
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n origine un solo accesso naturale portava al centro abitato di Ronciglione. Era il punto più debole del sistema difensivo e per questo, vi fu eretta a protezione la mole della rocca. Originariamente fu di proprietà dei Prefetti di Vico. Successivamente fu dei Conti degli Anguillara (feudatari di R.) e dei Della Rovere, il cui stemma marmoreo (chiavi decussate e pianta della rovere) campeggia sull'alto delle pareti esterne. Dal 1526 al 1649 fu appannaggio di Casa Farnese che fece della città la capitale di un suo stato incluso poi nel Ducato di Castro e Ronciglione. Il castello risalente all'Alto Medioevo subì alcune sostanziali ristrutturazioni, l'ultima delle quali per mano dell'architetto fiorentino Giovanni Dolci.Su commissione di papa Sisto IV Della Rovere, l'architetto aggiunse tra il 1475 e il 1480 il mastio di forma circolare e le quattro torri d'angolo da cui è derivato certamente l'appellativo popolare " i Torrioni ". I mutamenti più importanti a livello strutturale avvennero dopo la cacciata degli Anguillara. Vi soggiornarono eminenti personalità tra le quali è doveroso ricordare papa Paolo III Farnese (i frontoni dei camini infatti, portano incisi il suo nome), i Duchi Pierluigi e Ottavio Farnese, i cardinali Alessandro e Odoardo Farnese. Ritornato proprietà della Santa Sede dopo l'infelice guerra di Castro del 1649, il castello fu ceduto nel 1756 in enfiteusi al genovese Girolamo Marè per uno scudo l'anno. Il nuovo proprietario si impegnò ad assicurare ed a migliorare lo stato di conservazione del maniero. Ebbe inizio invece il degrado dell'insigne monumento. Il Marè lo smantellò delle strutture di marmo di cui era riccamente dotato (sembra che una balconata vi corresse all'interno) e lo ridusse ad una " fabbrica di pastume".

chiese

Costruito dalla comunità e dal popolo che vi ha carreggiato pietra su pietra. Il duomo fu voluto dalle autorità di Ronciglione e dal vescovo. Costruito sul disegno del celebre architetto barocco Carlo Rainaldi a partire dal 1671, il Duomo fu completato nel 1695 e consacrato nel 1726, mentre il campanile venne ultimato nel 1734 su progetto di Sebastiano Cipriani. Una cordonata che fiancheggia il lato meridionale conduce al Duomo di Sotto, dedicato alla Madonna del Suffragio, dotato anch'esso di campanile. La chiesa presenta una facciata a due ordini architettonici: ionico in basso, composito in alto. Tutto il complesso è solenne armonico e maestoso e la cupola domina, affiancata dall’aereo campanile, anche se non è della medesima fattura. Nell’angolo nord fra il transetto e l’altare Maggiore è ubicata la sagrestia. La sagrestia è ampia, luminosa e funzionale. Alla chiesa si accede per tre porte: una grande e due minori laterali. L’interno è a tre navate, quella centrale è divisa da quelle laterali per mezzo di quattro pilastri con tre arcate per parte ed è coronata in alto da una cupola di pietra capolavoro dei maestri scalpellini. La Chiesa contiene numerose opere d'arte, tra le quali spiccano l'altare nel transetto sinistro, dedicato al SS. Rosario, in marmi policromi con soprastante pala settecentesca di Giuseppe Ghezzi raffigurante la Madonna del Rosario e la tela dell'Assunzione di Francesco Trevisani (1656-1747), collocata sopra l'altare nel transetto destro, dedicato al SS. Salvatore. Da notare inoltre un trittico quattrocentesco del pittore viterbese Gabriele Di Francesco raffigurante il San Salvatore benedicente, la Vergine e San Giovanni, posto sull'altare destro, la statua lignea di San Bartolomeo patrono di Ronciglione e l'altare maggiore dedicato al SS. Sacramento, circondato da quattro figure in stucco raffiguranti i Dottori della Chiesa: da sinistra a destra Sant'Agostino, San Gregorio Magno, Sant'Ambrogio e San Girolamo. Da pochi anni, in una cappella laterale vi sono invece le ossa della Venerabile Suor Mariangela Virgili (Ronciglione 1661-1734) morta in concetto di santità e da tutto il popolo ronciglionese ritenuta santa, la cui memoria è ancora viva.
Duomo (Santi Pietro e Caterina)
1 Via del Duomo di Sotto
Costruito dalla comunità e dal popolo che vi ha carreggiato pietra su pietra. Il duomo fu voluto dalle autorità di Ronciglione e dal vescovo. Costruito sul disegno del celebre architetto barocco Carlo Rainaldi a partire dal 1671, il Duomo fu completato nel 1695 e consacrato nel 1726, mentre il campanile venne ultimato nel 1734 su progetto di Sebastiano Cipriani. Una cordonata che fiancheggia il lato meridionale conduce al Duomo di Sotto, dedicato alla Madonna del Suffragio, dotato anch'esso di campanile. La chiesa presenta una facciata a due ordini architettonici: ionico in basso, composito in alto. Tutto il complesso è solenne armonico e maestoso e la cupola domina, affiancata dall’aereo campanile, anche se non è della medesima fattura. Nell’angolo nord fra il transetto e l’altare Maggiore è ubicata la sagrestia. La sagrestia è ampia, luminosa e funzionale. Alla chiesa si accede per tre porte: una grande e due minori laterali. L’interno è a tre navate, quella centrale è divisa da quelle laterali per mezzo di quattro pilastri con tre arcate per parte ed è coronata in alto da una cupola di pietra capolavoro dei maestri scalpellini. La Chiesa contiene numerose opere d'arte, tra le quali spiccano l'altare nel transetto sinistro, dedicato al SS. Rosario, in marmi policromi con soprastante pala settecentesca di Giuseppe Ghezzi raffigurante la Madonna del Rosario e la tela dell'Assunzione di Francesco Trevisani (1656-1747), collocata sopra l'altare nel transetto destro, dedicato al SS. Salvatore. Da notare inoltre un trittico quattrocentesco del pittore viterbese Gabriele Di Francesco raffigurante il San Salvatore benedicente, la Vergine e San Giovanni, posto sull'altare destro, la statua lignea di San Bartolomeo patrono di Ronciglione e l'altare maggiore dedicato al SS. Sacramento, circondato da quattro figure in stucco raffiguranti i Dottori della Chiesa: da sinistra a destra Sant'Agostino, San Gregorio Magno, Sant'Ambrogio e San Girolamo. Da pochi anni, in una cappella laterale vi sono invece le ossa della Venerabile Suor Mariangela Virgili (Ronciglione 1661-1734) morta in concetto di santità e da tutto il popolo ronciglionese ritenuta santa, la cui memoria è ancora viva.
Prima chiesa parrocchiale del Borgo di Ronciglione (con il nome di S.Andrea) eretta nell’undicesimo secolo ha all’interno un’unica navata con tetto a capriate. Decorata da vari affreschi tra cui nell’abside il resto di una crocifissione (l’addolorata,S.Giovanni e Santi) e nel catino dentro la mandorla Cristo benedicente con cherubini e angeli del quattrocento. Nel 1700, la rupe , sul ciglio della quale era stato costruita la chiesa, cominciò a sfaldarsi. Larghe crepe si aprirono sui muri della sacrestia, della canonica e della parte sinistra della chiesa che si affaccia nel burrone sottostante. Vent’anni dopo, nel 1722 si staccò un masso della rupe sottostante alla chiesa di S.Andrea. La chiesa venne restaurata in stile barocco, nel 1742 data in cui venne raggiunto un portichetto esterno. La chiesa prese il nome di S.Maria della Provvidenza in seguito di ritrovamento di un affresco. Nel rimuovere un blocco da una parete per praticarvi un buco dove poggiarvi la testata di una trave venne scoperto un dipinto raffigurante la Madonna con bambino. Il parroco di allora che stentava a trovare i fondi per il restauro intrapreso, ritenne la scoperta una provvidenza; ed infatti, grazie ai fondi ricevuti potè condurre a termine il restauro.Il dipinto venne tolto dal luogo nel quale si celava e fu collocato sull'altare maggiore. L’immagine della Vergine era ritenuta miracolosa dai Ronciglionesi. Fu molto amata anche da San Carlo Borromeo il quale, durante la sua permanenza, veniva spesso a visitarla. Per questo motivo il parroco fece dipingere sul frontespizio dell'altare la figura del santo. All'esterno in corrispondenza dell'abside si nota una finestra che era stata aperta durante il primo restauro per dare luce alla sacrestia successivamente, eliminata la sacrestia anche la finestra venne murata. Delle primitive strutture rimane a noi il campanile romanico, risalente al XIII - XIV sec. , che si innalza quasi a filo sullo sperone tufaceo. Rispetto alla costruzione originaria il campanile è privo purtroppo di parte del quinto piano e del tettuccio di copertura. La robusta base su cui il campanile si erge faceva parte del complesso di opere murarie poste a difesa dell'adiacente accesso di Porta Pentoma (etrusco"pènthuma", "penthma"; pietra roccia) e di Ponte delle Tavole.
Chiesa di Santa Maria Madre della Provvidenza
71 Via Borgo di Sopra
Prima chiesa parrocchiale del Borgo di Ronciglione (con il nome di S.Andrea) eretta nell’undicesimo secolo ha all’interno un’unica navata con tetto a capriate. Decorata da vari affreschi tra cui nell’abside il resto di una crocifissione (l’addolorata,S.Giovanni e Santi) e nel catino dentro la mandorla Cristo benedicente con cherubini e angeli del quattrocento. Nel 1700, la rupe , sul ciglio della quale era stato costruita la chiesa, cominciò a sfaldarsi. Larghe crepe si aprirono sui muri della sacrestia, della canonica e della parte sinistra della chiesa che si affaccia nel burrone sottostante. Vent’anni dopo, nel 1722 si staccò un masso della rupe sottostante alla chiesa di S.Andrea. La chiesa venne restaurata in stile barocco, nel 1742 data in cui venne raggiunto un portichetto esterno. La chiesa prese il nome di S.Maria della Provvidenza in seguito di ritrovamento di un affresco. Nel rimuovere un blocco da una parete per praticarvi un buco dove poggiarvi la testata di una trave venne scoperto un dipinto raffigurante la Madonna con bambino. Il parroco di allora che stentava a trovare i fondi per il restauro intrapreso, ritenne la scoperta una provvidenza; ed infatti, grazie ai fondi ricevuti potè condurre a termine il restauro.Il dipinto venne tolto dal luogo nel quale si celava e fu collocato sull'altare maggiore. L’immagine della Vergine era ritenuta miracolosa dai Ronciglionesi. Fu molto amata anche da San Carlo Borromeo il quale, durante la sua permanenza, veniva spesso a visitarla. Per questo motivo il parroco fece dipingere sul frontespizio dell'altare la figura del santo. All'esterno in corrispondenza dell'abside si nota una finestra che era stata aperta durante il primo restauro per dare luce alla sacrestia successivamente, eliminata la sacrestia anche la finestra venne murata. Delle primitive strutture rimane a noi il campanile romanico, risalente al XIII - XIV sec. , che si innalza quasi a filo sullo sperone tufaceo. Rispetto alla costruzione originaria il campanile è privo purtroppo di parte del quinto piano e del tettuccio di copertura. La robusta base su cui il campanile si erge faceva parte del complesso di opere murarie poste a difesa dell'adiacente accesso di Porta Pentoma (etrusco"pènthuma", "penthma"; pietra roccia) e di Ponte delle Tavole.
A un paio di chilometri a sud di Ronciglione, lungo la Strada Provinciale Cassia Cimina si intravede sulla sinistra, tra i noccioleti e un gruppo di querce, la chiesetta romanica di Sant'Eusebio, risalente al VII-VIII secolo. Il complesso è formato da due manufatti distinti tra loro. Il primo è il sepolcro in tufelli rettangolari, risalente alla seconda metà del IV secolo d.C. che Flavio Eusebio - vicegovernatore della Campania - fece costruire per sé e per la famiglia nei terreni di sua proprietà, come ci riferisce un'iscrizione lapidea. Sotto il pavimento sono state rinvenute sette sepolture in muratura, di cui quella contro la parete di fondo è probabilmente quella di Flavio Eusebio. L'altro corpo è costituito dalla chiesa che fu costruita intorno alla sepoltura, diventata luogo di pellegrinaggio sin dal Vi secolo, probabilmente per l'assimilazione di Flavio Eusebio con l'Eusebio vescovo di Sutri di un secolo posteriore. La chiesa che avvolge il monumento funerario è di forma basilicale a tre navate con un'accentuata asimmetria tra le due laterali, dovuta a rimaneggiamenti succedutisi nel corso dei secoli. La navata centrale che costituisce il nucleo originario insieme ad alcuni tratti dei muri perimetrali, è formata da grossi blocchi di tufo e presenta tre arcate per lato impostate su larghe colonne con capitelli quadrangolari decorati con elementi di età pre-carolingia: nastri intrecciati, foglie lanceolate e volute angolari. All'esterno era presente una torre campanaria di forma quadrata che crollò nel 1940. Dell'originaria decorazione è pervenuto soltanto un esiguo frammento della figura di Cristo, oggi trasferito all'interno della chiesa di Santa Maria della Pace. Delle altre pitture, eseguite a fresco sulle pareti della navata centrale tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, restano, seppur rovinate, l'Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi, l'Albero di Jesse e, sopra l'arcata del mausoleo, il Cristo benedicente tra quattro Santi, di cui l'ultimo a destra rappresenta Sant'Eusebio in abito vescovile. Sulla parete di fondo della navata di destra è visibile un affresco con due figure longilinee in tunica celeste: le Vergini prudenti. Una quattrocentesca Madonna col Bambino tra i Santi Eusebio e Stefano, con aggiunte del XVII secolo, domina la parete di fondo del presbiterio. Nel corso del 2006 la chiesa è stata oggetto di interventi di restauro conservativo. contattaci in privato per visitarla!
Chiesa paleocristiana di Sant'Eusebio
Via Sant Eusebio
A un paio di chilometri a sud di Ronciglione, lungo la Strada Provinciale Cassia Cimina si intravede sulla sinistra, tra i noccioleti e un gruppo di querce, la chiesetta romanica di Sant'Eusebio, risalente al VII-VIII secolo. Il complesso è formato da due manufatti distinti tra loro. Il primo è il sepolcro in tufelli rettangolari, risalente alla seconda metà del IV secolo d.C. che Flavio Eusebio - vicegovernatore della Campania - fece costruire per sé e per la famiglia nei terreni di sua proprietà, come ci riferisce un'iscrizione lapidea. Sotto il pavimento sono state rinvenute sette sepolture in muratura, di cui quella contro la parete di fondo è probabilmente quella di Flavio Eusebio. L'altro corpo è costituito dalla chiesa che fu costruita intorno alla sepoltura, diventata luogo di pellegrinaggio sin dal Vi secolo, probabilmente per l'assimilazione di Flavio Eusebio con l'Eusebio vescovo di Sutri di un secolo posteriore. La chiesa che avvolge il monumento funerario è di forma basilicale a tre navate con un'accentuata asimmetria tra le due laterali, dovuta a rimaneggiamenti succedutisi nel corso dei secoli. La navata centrale che costituisce il nucleo originario insieme ad alcuni tratti dei muri perimetrali, è formata da grossi blocchi di tufo e presenta tre arcate per lato impostate su larghe colonne con capitelli quadrangolari decorati con elementi di età pre-carolingia: nastri intrecciati, foglie lanceolate e volute angolari. All'esterno era presente una torre campanaria di forma quadrata che crollò nel 1940. Dell'originaria decorazione è pervenuto soltanto un esiguo frammento della figura di Cristo, oggi trasferito all'interno della chiesa di Santa Maria della Pace. Delle altre pitture, eseguite a fresco sulle pareti della navata centrale tra la fine dell'XI e l'inizio del XII secolo, restano, seppur rovinate, l'Ultima Cena, la Lavanda dei Piedi, l'Albero di Jesse e, sopra l'arcata del mausoleo, il Cristo benedicente tra quattro Santi, di cui l'ultimo a destra rappresenta Sant'Eusebio in abito vescovile. Sulla parete di fondo della navata di destra è visibile un affresco con due figure longilinee in tunica celeste: le Vergini prudenti. Una quattrocentesca Madonna col Bambino tra i Santi Eusebio e Stefano, con aggiunte del XVII secolo, domina la parete di fondo del presbiterio. Nel corso del 2006 la chiesa è stata oggetto di interventi di restauro conservativo. contattaci in privato per visitarla!
La chiesa fu fatta erigere nel 1551, su probabile disegno del Vignola, dal Cardinale Alessandro Farnese juniore per i frati agostiniani e fu successivamente ampliata nel corso del XVII secolo. La chiesa ospita oggi la parrocchia di Sant'Andrea, qui trasferita nel 1904 dalla chiesa della Provvidenza che aveva ripreso il suo antico nome dopo che l'antica Collegiata era caduta in rovina nel corso del XIX secolo. All'interno, a navata unica, si trovano il quattrocentesco affresco con la Madonna col Bambino, proveniente da un'edicola votiva costruita per sancire la pace tra Sutri e Ronciglione e il tabernacolo in marmo bianco proveniente dall'antica Collegiata, oggi collocato nella sagrestia. Il campanile è stato realizzato nel 1967 sulla base di un progetto, a firma dell'architetto Domenico Placidi e degli ingegneri Luciano Folli e Quirino Gandòla, che tende a mimetizzarsi con le forme della chiesa.Di fronte alla chiesa sorge il Monumento ai Caduti di Guerra, opera dello scultore Turillo Sindoni, inaugurato il 18 giugno 1922 alla presenza del Principe Umberto di Savoia. Sul fianco occidentale della chiesa sorge invece il piccolo monumento alla Madonna inaugurato il 31 maggio 1959 a conclusione delle Celebrazioni Mariane del centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, delle Apparizioni di Lourdes e della Visita della Madonna di Fatima in Italia.
Chiesa di Santa Maria della Pace e Sant’ Andrea
2 Via Cassia Cimina
La chiesa fu fatta erigere nel 1551, su probabile disegno del Vignola, dal Cardinale Alessandro Farnese juniore per i frati agostiniani e fu successivamente ampliata nel corso del XVII secolo. La chiesa ospita oggi la parrocchia di Sant'Andrea, qui trasferita nel 1904 dalla chiesa della Provvidenza che aveva ripreso il suo antico nome dopo che l'antica Collegiata era caduta in rovina nel corso del XIX secolo. All'interno, a navata unica, si trovano il quattrocentesco affresco con la Madonna col Bambino, proveniente da un'edicola votiva costruita per sancire la pace tra Sutri e Ronciglione e il tabernacolo in marmo bianco proveniente dall'antica Collegiata, oggi collocato nella sagrestia. Il campanile è stato realizzato nel 1967 sulla base di un progetto, a firma dell'architetto Domenico Placidi e degli ingegneri Luciano Folli e Quirino Gandòla, che tende a mimetizzarsi con le forme della chiesa.Di fronte alla chiesa sorge il Monumento ai Caduti di Guerra, opera dello scultore Turillo Sindoni, inaugurato il 18 giugno 1922 alla presenza del Principe Umberto di Savoia. Sul fianco occidentale della chiesa sorge invece il piccolo monumento alla Madonna inaugurato il 31 maggio 1959 a conclusione delle Celebrazioni Mariane del centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, delle Apparizioni di Lourdes e della Visita della Madonna di Fatima in Italia.
ARTE E CULTURA I MUSEI LE CHIESE ITINERARI LA STORIA SCHEDA Chiesa di Sant'Andrea Chiesa di Sant'Andrea Su via del Borgo di Sopra, quasi di fronte al palazzetto del Guerriero e del Poeta, si erge il campanile della Chiesa di Sant'Andrea che fu l'antica Collegiata dei Santi Pietro e Caterina fino agli inizi del Settecento, quando la collegiata e la parrocchia furono trasferiti nel Duomo. Il suo abbandono cominciò nel XIX secolo, quando a causa di decisioni politiche inadeguate, non furono realizzati i necessari lavori di restauro. Della chiesa, realizzata nel XII secolo in stile gotico ed eretta probabilmente sopra l'antica chiesa di San Leonardo, attualmente sono visibili soltanto la struttura esterna, alcuni frammenti di colonne e capitelli marmorei e il campanile fatto restaurare dal Conte Everso degli Anguillara nel 1436 a opera di Mastro Galasso De Anna. Quest'ultimo richiama modelli romanici ed è composto da quattro piani con finestre monofore, bifore e trifore e da un ultimo piano a pianta ottagonale. Le spallette della monofora al primo piano sono costituite da parti di transenna marmorea a fasce intrecciate provenienti, probabilmente dalle chiese del distrutto borgo di Vico, come testimoniato dal fatto che il loro aspetto è del tutto simile a un altro frammento inserito nel pavimento della chiesa di Santa Lucia. Sulla facciata sono incastonati un'iscrizione marmorea che documenta l'anno di costruzione del campanile e lo stemma degli Anguillara.
Church of Saint Andrew
8a Via Borgo di Sotto
ARTE E CULTURA I MUSEI LE CHIESE ITINERARI LA STORIA SCHEDA Chiesa di Sant'Andrea Chiesa di Sant'Andrea Su via del Borgo di Sopra, quasi di fronte al palazzetto del Guerriero e del Poeta, si erge il campanile della Chiesa di Sant'Andrea che fu l'antica Collegiata dei Santi Pietro e Caterina fino agli inizi del Settecento, quando la collegiata e la parrocchia furono trasferiti nel Duomo. Il suo abbandono cominciò nel XIX secolo, quando a causa di decisioni politiche inadeguate, non furono realizzati i necessari lavori di restauro. Della chiesa, realizzata nel XII secolo in stile gotico ed eretta probabilmente sopra l'antica chiesa di San Leonardo, attualmente sono visibili soltanto la struttura esterna, alcuni frammenti di colonne e capitelli marmorei e il campanile fatto restaurare dal Conte Everso degli Anguillara nel 1436 a opera di Mastro Galasso De Anna. Quest'ultimo richiama modelli romanici ed è composto da quattro piani con finestre monofore, bifore e trifore e da un ultimo piano a pianta ottagonale. Le spallette della monofora al primo piano sono costituite da parti di transenna marmorea a fasce intrecciate provenienti, probabilmente dalle chiese del distrutto borgo di Vico, come testimoniato dal fatto che il loro aspetto è del tutto simile a un altro frammento inserito nel pavimento della chiesa di Santa Lucia. Sulla facciata sono incastonati un'iscrizione marmorea che documenta l'anno di costruzione del campanile e lo stemma degli Anguillara.

Visite turistiche

Posizionato a nord di Ronciglione, il lago di Vico è probabilmente il meglio conservato tra i laghi italiani di origine vulcanica, oltre ad essere il più alto d'Italia sul livello del mare. Incluso tra le aree di particolare valore naturalistico del Lazio e parte della Riserva naturale del lago di Vico consente lo sviluppo della vita di rare e numerose specie animali. Secondo la leggenda, il Lago di Vico fu formato dall'acqua che sgorgò dopo che Ercole estrasse la clava che aveva precedentemente infisso nel terreno per sfidare gli abitanti del luogo e che nessuno era riuscito a rimuovere. in realtà il Lago di Vico ha avuto origine circa 100.000 anni fa in seguito alla cessazione dell'attività vulcanica e al successivo riempimento della caldera. Le sponde del lago di Vico sono dotate di una serie di aree attrezzate per il pic-nic e stabilimenti balneari.
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Lake Vico
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Posizionato a nord di Ronciglione, il lago di Vico è probabilmente il meglio conservato tra i laghi italiani di origine vulcanica, oltre ad essere il più alto d'Italia sul livello del mare. Incluso tra le aree di particolare valore naturalistico del Lazio e parte della Riserva naturale del lago di Vico consente lo sviluppo della vita di rare e numerose specie animali. Secondo la leggenda, il Lago di Vico fu formato dall'acqua che sgorgò dopo che Ercole estrasse la clava che aveva precedentemente infisso nel terreno per sfidare gli abitanti del luogo e che nessuno era riuscito a rimuovere. in realtà il Lago di Vico ha avuto origine circa 100.000 anni fa in seguito alla cessazione dell'attività vulcanica e al successivo riempimento della caldera. Le sponde del lago di Vico sono dotate di una serie di aree attrezzate per il pic-nic e stabilimenti balneari.
Ronciglione VIA FRANCIGENA La Via Francigena che da Canterbury portava a Roma è una via maestra percorsa in passato da centinaia di migliaglia di pellegrini in cammino per Roma. La Via attraversa il territorio del Sistema Etrusco Cimino secondo due direttrici, entrambe provenienti da Viterbo, la "Via di Valle" e la "Via di Montagna". La "Via di Valle" passa ad ovest del Lago di Vico attraversando i comuni di Vetralla, Capranica e Sutri (circa 23 Km). La "Via di Montagna" passa invece ad est del Lago di Vico e scende dai Monti Cimini, lambendo Caprarola e attraversando Ronciglione (circa 14 Km). It is a long walk, without any difficulty, except for its length. The starting point is Viterbo, and soon you will go uphill through an interesting and uncontaminated valley, which still holds memories of the old pilgrims passage ways. You will walk along the Cimini ridge amid a typical hilly environment, and then you will go downhill arriving almost at the shore of the Vico lake. You will border the oriental side of the lake for a long while, walking along a little asphalt road, and you will arrive at Ronciglione on its southern shore. This stage has numerous escape ways, which you could utilise at any time in order to shorten the stage or to reach locations where to catch either public or private transports. Fin dall'antichità il territorio cimino era ricoperto da un immenso bosco di probabile carattere sacro, legato al culto di Giove e Venere. Solo nel 310 a.C. i Romani osarono oltrepassare la famigerata Selva Cimina. La Via Cimina è attestata epigraficamente dal I secolo a.C. fino all'età flavia. La Cimina venne utilizzata a partire dall'XI-XII secolo d.C. come variante di "montagna" della Via Francigena, cioè della principale direttrice che dal regno dei Franchi conduceva a Roma. Mentre la "via di valle" - che fu l'itinerario percorso dall'Arcivescovo Sigerico nel 990 di ritorno da Roma verso Canterbury - era in gran parte coincidente con il tracciato della Via Cassia, dirigendosi verso Vetralla, Capranica e Sutri, la cosiddetta "variante alta" saliva invece da Viterbo sulla caldera del Lago di Vico e scendeva quindi ai piedi del Monte Venere per dirigersi, passando per il borgo di Vico e sotto l'omonimo castello, verso Ronciglione e la chiesa di Sant'Eusebio, per poi ricongiungersi con la "via di valle" a Sutri. I pellegrini diretti a Roma cominciarono a preferire la variante cimina perché, pur essendo più fsticosa del percorso di valle, era più corta e più sicura dagli assalti dei pirati saraceni che dalle coste tirreniche si spingevano verso l'interno. Durante il Ducato farnesiano lungo la Via Cimina - sin dal quattrocento rinominata "Strada Romana" - furono realizzati vari edifici di notevole rilevanza, come il casale del Procojo, un mulino, una osteria con stazione di posta e un posto doganale in località Poggio Nibbio, ai confini del ducato verso Viterbo. L'affermazione della "variante alta" determinava infatti un incremento delle entrate nelle casse dei Farnese, sia per l'affitto delle gabelle di transito, tra cui quella che veniva riscossa nel borgo di Vico, sia per i proventi della locazione delle osterie e delle poste dei cavalli. Sotto i Farnese fu inoltre realizzata una nuova chiusa che regolava il livello delle acque del lago, posta in corrispondenza dell'imbocco del cunicolo dell'emissario che fu anch'esso restaurato ai fini di una maggiore produzione agricola e pastorale dei terreni della valle di Vico. Nel 1788 il tracciato della Strada Romana, che divenne una delle principali "vie postali" dello Stato Pontificio fu spostato - su progetto dell'architetto Filippo Prada - lungo il crinale in direzione della chiesa di San Rocco fino al Poggio Nibbio. Questa deviazione, insieme al coevo ripristino del percorso Viterbo-Vetralla-Capranica-Sutri (dal 1766), decretarono l'abbandono del percorso nella valle di Vico e la decadenza del borgo. L'antica Via Francigena, che è stata riconosciuta quale "grande itinerario culturale" dal Consiglio d'Europa ed è attualmente candidata come sito patrimonio dell'umanità (Unesco), è oggi percorribile lungo alcuni sentieri della Riserva Naturale del Lago di Vico. Nel territorio del Comune di Caprarola, dal parcheggio di Canale posto ai piedi del Monte Venere si percorrono la "Cassia Antica", dove sono visibili tracce dell'antico selciato, e la "strada di mezzo" fino ad arrivare ai ruderi dell'antica dogana e dell'osteria della Montagna - o "della Rosa" - in località Posta Vecchia. Sul versante sud del lago, la strada - oggi asfaltata - passa di fronte alla chiesa di Santa Lucia nei pressi del vecchio borgo di Vico. Nel territorio di Ronciglione il tracciato della Via Francigena coincide, nei tratti extra-urbani, con l'attuale Strada Provinciale Cassia Cimina. Giunti in località Rio Vicano, si può deviare verso via delle Cartiere (dove si può visitare il Museo delle Ferriere) per poi attraversare il centro storico di Ronciglione. In via della Campana, che prende il nome da una campana scolpita sul portale di un antico alloggio per viaggiatori, sorgeva l'ospedale di Cristo, gestito dalla confraternita del SS. Sacramento, che fu divorato dalle fiamme durante l'incendio dei francesi del 1799. Il suo ricordo sopravvive nella vicina fontana che tuttora è detta dell'Ospedale. Proseguendo lungo la strada provinciale a sud del centro abitato e arrivati a un bivio contassegnato da una croce, la strada sterrata sulla sinistra conduce all'antica chiesa di Sant'Eusebio.
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Ronciglione
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Ronciglione VIA FRANCIGENA La Via Francigena che da Canterbury portava a Roma è una via maestra percorsa in passato da centinaia di migliaglia di pellegrini in cammino per Roma. La Via attraversa il territorio del Sistema Etrusco Cimino secondo due direttrici, entrambe provenienti da Viterbo, la "Via di Valle" e la "Via di Montagna". La "Via di Valle" passa ad ovest del Lago di Vico attraversando i comuni di Vetralla, Capranica e Sutri (circa 23 Km). La "Via di Montagna" passa invece ad est del Lago di Vico e scende dai Monti Cimini, lambendo Caprarola e attraversando Ronciglione (circa 14 Km). It is a long walk, without any difficulty, except for its length. The starting point is Viterbo, and soon you will go uphill through an interesting and uncontaminated valley, which still holds memories of the old pilgrims passage ways. You will walk along the Cimini ridge amid a typical hilly environment, and then you will go downhill arriving almost at the shore of the Vico lake. You will border the oriental side of the lake for a long while, walking along a little asphalt road, and you will arrive at Ronciglione on its southern shore. This stage has numerous escape ways, which you could utilise at any time in order to shorten the stage or to reach locations where to catch either public or private transports. Fin dall'antichità il territorio cimino era ricoperto da un immenso bosco di probabile carattere sacro, legato al culto di Giove e Venere. Solo nel 310 a.C. i Romani osarono oltrepassare la famigerata Selva Cimina. La Via Cimina è attestata epigraficamente dal I secolo a.C. fino all'età flavia. La Cimina venne utilizzata a partire dall'XI-XII secolo d.C. come variante di "montagna" della Via Francigena, cioè della principale direttrice che dal regno dei Franchi conduceva a Roma. Mentre la "via di valle" - che fu l'itinerario percorso dall'Arcivescovo Sigerico nel 990 di ritorno da Roma verso Canterbury - era in gran parte coincidente con il tracciato della Via Cassia, dirigendosi verso Vetralla, Capranica e Sutri, la cosiddetta "variante alta" saliva invece da Viterbo sulla caldera del Lago di Vico e scendeva quindi ai piedi del Monte Venere per dirigersi, passando per il borgo di Vico e sotto l'omonimo castello, verso Ronciglione e la chiesa di Sant'Eusebio, per poi ricongiungersi con la "via di valle" a Sutri. I pellegrini diretti a Roma cominciarono a preferire la variante cimina perché, pur essendo più fsticosa del percorso di valle, era più corta e più sicura dagli assalti dei pirati saraceni che dalle coste tirreniche si spingevano verso l'interno. Durante il Ducato farnesiano lungo la Via Cimina - sin dal quattrocento rinominata "Strada Romana" - furono realizzati vari edifici di notevole rilevanza, come il casale del Procojo, un mulino, una osteria con stazione di posta e un posto doganale in località Poggio Nibbio, ai confini del ducato verso Viterbo. L'affermazione della "variante alta" determinava infatti un incremento delle entrate nelle casse dei Farnese, sia per l'affitto delle gabelle di transito, tra cui quella che veniva riscossa nel borgo di Vico, sia per i proventi della locazione delle osterie e delle poste dei cavalli. Sotto i Farnese fu inoltre realizzata una nuova chiusa che regolava il livello delle acque del lago, posta in corrispondenza dell'imbocco del cunicolo dell'emissario che fu anch'esso restaurato ai fini di una maggiore produzione agricola e pastorale dei terreni della valle di Vico. Nel 1788 il tracciato della Strada Romana, che divenne una delle principali "vie postali" dello Stato Pontificio fu spostato - su progetto dell'architetto Filippo Prada - lungo il crinale in direzione della chiesa di San Rocco fino al Poggio Nibbio. Questa deviazione, insieme al coevo ripristino del percorso Viterbo-Vetralla-Capranica-Sutri (dal 1766), decretarono l'abbandono del percorso nella valle di Vico e la decadenza del borgo. L'antica Via Francigena, che è stata riconosciuta quale "grande itinerario culturale" dal Consiglio d'Europa ed è attualmente candidata come sito patrimonio dell'umanità (Unesco), è oggi percorribile lungo alcuni sentieri della Riserva Naturale del Lago di Vico. Nel territorio del Comune di Caprarola, dal parcheggio di Canale posto ai piedi del Monte Venere si percorrono la "Cassia Antica", dove sono visibili tracce dell'antico selciato, e la "strada di mezzo" fino ad arrivare ai ruderi dell'antica dogana e dell'osteria della Montagna - o "della Rosa" - in località Posta Vecchia. Sul versante sud del lago, la strada - oggi asfaltata - passa di fronte alla chiesa di Santa Lucia nei pressi del vecchio borgo di Vico. Nel territorio di Ronciglione il tracciato della Via Francigena coincide, nei tratti extra-urbani, con l'attuale Strada Provinciale Cassia Cimina. Giunti in località Rio Vicano, si può deviare verso via delle Cartiere (dove si può visitare il Museo delle Ferriere) per poi attraversare il centro storico di Ronciglione. In via della Campana, che prende il nome da una campana scolpita sul portale di un antico alloggio per viaggiatori, sorgeva l'ospedale di Cristo, gestito dalla confraternita del SS. Sacramento, che fu divorato dalle fiamme durante l'incendio dei francesi del 1799. Il suo ricordo sopravvive nella vicina fontana che tuttora è detta dell'Ospedale. Proseguendo lungo la strada provinciale a sud del centro abitato e arrivati a un bivio contassegnato da una croce, la strada sterrata sulla sinistra conduce all'antica chiesa di Sant'Eusebio.
Informazioni Per le visite alla casa-museo e alla Chiesa, contattare preventivamente l’Associazione tramite: Telefono: (0761-627570) E-mail: info@mariangelavirgili.it Storia Nell’angolo più caratteristico di Piazza degli Angeli nel Borgo di Sotto, sorge uno dei monumenti più interessanti del centro storico di Ronciglione: il Palazzetto Ferretti, dimora della famiglia Virgili. Il palazzo, che presenta ancora oggi uno stemma nobiliare sul portone d’ingresso, una grande finestra rinascimentale e una più antica bifora, ospita al secondo piano l’appartamento abitato un tempo dalla famiglia della Venerabile Mariangela Virgili, Terziaria Carmelitana dell’Antica Osservanza, sulla cui persona è in corso un processo di beatificazione, nel quale l’Associazione Culturale Mariangela Virgili è attrice dal 1986. La casa non è nient’altro che un’antica e tipica abitazione del XVII secolo che conserva ancora oggi le originali scale, pareti e porte lignee tuttora funzionanti, nonché parte degli arredi e oggetti devozionali, a testimonianza di un importantissimo culto extra liturgico, praticamente unico in Italia. L’abitazione è ormai da anni una Casa-Museo, che viene costantemente curata e mantenuta dall’Associazione C.M.V. Le pareti sono ricoperte di una particolare tappezzeria, costituita di un notevole numero di ex voto (XVII-XX sec.) e fotografie. La casa custodisce, inoltre, i libri delle firme e delle grazie conservati dal 1910, che registrano le migliaia di visitatori e devoti, provenienti da tutta Italia. Ma chi era Mariangela Virgili? La Venerabile nacque di sette mesi l’8 settembre 1661 da Serafino Virgili, calzolaio e Lucia Finis. Primogenita di molti figli, sin da bambina espresse il desiderio di farsi monaca, volontà mossa da quella immensa fede che la spinse anche a partecipare al trasporto dei sassi per la costruzione del Duomo e a insegnare catechismo ai più piccoli. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1679, non poté fare a meno di aiutare la famiglia, rimasta in estrema povertà, andando a lavorare nei campi e nelle case di chi aveva bisogno. Ma ecco poi arrivare un difficile periodo di cecità durato ben undici anni, dal quale guarì, secondo i fedeli, per intercessione di san Giuseppe. Fu nel 1700 che entrò finalmente nel Terzo Ordine Carmelitano: da allora si dedicò esclusivamente ai diversi apostolati, vivendo di elemosine. Aiutò poveri, orfani, vedove, ma anche giovani donne, ammalati e carcerati. Nel 1706 decise di chiamare a Ronciglione Rosa Venerini da Viterbo, oggi canonizzata, invitandola ad aprire una casa per l’alfabetizzazione delle ragazze e per insegnare loro, tra le altre cose, anche a ricamare e a cucire. Ancora oggi le maestre Pie Venerini sono presenti a Ronciglione. Chi visita la sua casa rimane stupito nel vedere l’angusto recinto di tavole, che ci riporta alla memoria il giorno in cui il Crocifisso nella Chiesa delle Carmelitane di Sutri le disse: “Ti basti un cantone della tua casa e il tuo Monastero sarà tutto il Popolo di Ronciglione”. La Venerabile si fece, quindi, costruire questa piccola cella in casa, in cui passò tutte le sue notti nella preghiera e nelle penitenze. All’età di sessantasette anni rimase inferma a letto e vi restò fino al giorno della sua morte, sopraggiunta il 10 novembre 1734. Per tre giorni la sua salma fu esposta nella chiesa di Santa Maria del Popolo, dove poi venne sepolta: la folla sfondò le porte per poterla vedere e toccare, mentre i medici che le fecero l’autopsia constatarono che il suo sangue era ancora fresco e che il cadavere era flessibile a tre giorni dal decesso. Nel 1998 su richiesta del presidente dell’Associazione Culturale Mariangela Virgili Agostino Trappolini, s.e. il Vescovo Divo Zadi autorizzò la costruzione della tomba della Venerabile nell’ex Cappella del “Cristo Morto” al Duomo, dove le sue spoglie trovano a tutt’oggi degna sepoltura in un sacello ornato di marmi finemente scolpiti, a titolo gratuito, da valenti artigiani ronciglionesi. L’Associazione, promotrice di tale iniziativa, si occupò della sistemazione dell’intera impresa, ponendo all’interno anche la lapide originaria della tomba risalente al 1734 e gelosamente conservata. Finalmente il 10 novembre 1999, nel giorno dell’anniversario della sua morte, con una solenne cerimonia in una chiesa gremita di fedeli, alla presenza del Vescovo e di tutto il clero ronciglionese, venne inaugurata quella bellissima opera. L’attuale presidente, Bruno Pastorelli, ha reso noto che, nel 2013 il postulatore e nel 2015 l’avvocato hanno consegnato le relazioni sulla venerabile al relatore generale della congregazione delle cause dei santi.
Via M. Virgili
Via M. Virgili
Informazioni Per le visite alla casa-museo e alla Chiesa, contattare preventivamente l’Associazione tramite: Telefono: (0761-627570) E-mail: info@mariangelavirgili.it Storia Nell’angolo più caratteristico di Piazza degli Angeli nel Borgo di Sotto, sorge uno dei monumenti più interessanti del centro storico di Ronciglione: il Palazzetto Ferretti, dimora della famiglia Virgili. Il palazzo, che presenta ancora oggi uno stemma nobiliare sul portone d’ingresso, una grande finestra rinascimentale e una più antica bifora, ospita al secondo piano l’appartamento abitato un tempo dalla famiglia della Venerabile Mariangela Virgili, Terziaria Carmelitana dell’Antica Osservanza, sulla cui persona è in corso un processo di beatificazione, nel quale l’Associazione Culturale Mariangela Virgili è attrice dal 1986. La casa non è nient’altro che un’antica e tipica abitazione del XVII secolo che conserva ancora oggi le originali scale, pareti e porte lignee tuttora funzionanti, nonché parte degli arredi e oggetti devozionali, a testimonianza di un importantissimo culto extra liturgico, praticamente unico in Italia. L’abitazione è ormai da anni una Casa-Museo, che viene costantemente curata e mantenuta dall’Associazione C.M.V. Le pareti sono ricoperte di una particolare tappezzeria, costituita di un notevole numero di ex voto (XVII-XX sec.) e fotografie. La casa custodisce, inoltre, i libri delle firme e delle grazie conservati dal 1910, che registrano le migliaia di visitatori e devoti, provenienti da tutta Italia. Ma chi era Mariangela Virgili? La Venerabile nacque di sette mesi l’8 settembre 1661 da Serafino Virgili, calzolaio e Lucia Finis. Primogenita di molti figli, sin da bambina espresse il desiderio di farsi monaca, volontà mossa da quella immensa fede che la spinse anche a partecipare al trasporto dei sassi per la costruzione del Duomo e a insegnare catechismo ai più piccoli. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1679, non poté fare a meno di aiutare la famiglia, rimasta in estrema povertà, andando a lavorare nei campi e nelle case di chi aveva bisogno. Ma ecco poi arrivare un difficile periodo di cecità durato ben undici anni, dal quale guarì, secondo i fedeli, per intercessione di san Giuseppe. Fu nel 1700 che entrò finalmente nel Terzo Ordine Carmelitano: da allora si dedicò esclusivamente ai diversi apostolati, vivendo di elemosine. Aiutò poveri, orfani, vedove, ma anche giovani donne, ammalati e carcerati. Nel 1706 decise di chiamare a Ronciglione Rosa Venerini da Viterbo, oggi canonizzata, invitandola ad aprire una casa per l’alfabetizzazione delle ragazze e per insegnare loro, tra le altre cose, anche a ricamare e a cucire. Ancora oggi le maestre Pie Venerini sono presenti a Ronciglione. Chi visita la sua casa rimane stupito nel vedere l’angusto recinto di tavole, che ci riporta alla memoria il giorno in cui il Crocifisso nella Chiesa delle Carmelitane di Sutri le disse: “Ti basti un cantone della tua casa e il tuo Monastero sarà tutto il Popolo di Ronciglione”. La Venerabile si fece, quindi, costruire questa piccola cella in casa, in cui passò tutte le sue notti nella preghiera e nelle penitenze. All’età di sessantasette anni rimase inferma a letto e vi restò fino al giorno della sua morte, sopraggiunta il 10 novembre 1734. Per tre giorni la sua salma fu esposta nella chiesa di Santa Maria del Popolo, dove poi venne sepolta: la folla sfondò le porte per poterla vedere e toccare, mentre i medici che le fecero l’autopsia constatarono che il suo sangue era ancora fresco e che il cadavere era flessibile a tre giorni dal decesso. Nel 1998 su richiesta del presidente dell’Associazione Culturale Mariangela Virgili Agostino Trappolini, s.e. il Vescovo Divo Zadi autorizzò la costruzione della tomba della Venerabile nell’ex Cappella del “Cristo Morto” al Duomo, dove le sue spoglie trovano a tutt’oggi degna sepoltura in un sacello ornato di marmi finemente scolpiti, a titolo gratuito, da valenti artigiani ronciglionesi. L’Associazione, promotrice di tale iniziativa, si occupò della sistemazione dell’intera impresa, ponendo all’interno anche la lapide originaria della tomba risalente al 1734 e gelosamente conservata. Finalmente il 10 novembre 1999, nel giorno dell’anniversario della sua morte, con una solenne cerimonia in una chiesa gremita di fedeli, alla presenza del Vescovo e di tutto il clero ronciglionese, venne inaugurata quella bellissima opera. L’attuale presidente, Bruno Pastorelli, ha reso noto che, nel 2013 il postulatore e nel 2015 l’avvocato hanno consegnato le relazioni sulla venerabile al relatore generale della congregazione delle cause dei santi.

Sport

Da qualche anno Ronciglione è diventato un punto di riferimento per gli amanti della mountain bike, da qui la partenza per i migliori percorsi dei Monti Cimini, un paradiso per chi ama la natura e la libertà su due ruote. Da qui percorrendo 5 km si giunge in località Poggio Cavaliere, dove alla nostra vista si apre d' incanto il Lago di Vico, il più alto lago vulcanico d'Italia, qui possiamo scegliere due possibili percorsi: scendendo a destra, prendendo la strada provinciale, si ha la possibilità di pedalare intorno al Lago di Vico, godendone del panorama; girando a sinistra, invece, ci si immerge negli splendidi scenari dei Monti Cimini, una miriade di percorsi che si snodano nel verde intenso della Tuscia.
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